L’incontro, lo scambio, il mercato e il passaggio. Il rumore di zoccoli e di carri, l’odore del letame e della nebbia. Dagli anni Venti del 900, l’area del Foro Boario è uno dei punti nevralgici di Langhirano.
Mercato, macello, campo sportivo.
Una parte della vita del paese ruota in questo quadrilatero, compreso tra il centro storico e il greto del torrente.
Del mondo passato è rimasto solo il ricordo di qualche anziano signore, che accompagnava il padre a comprare le bestie, giocava a pallone sull’erba appena inaugurata o guardava i corridori sfrecciare nel velodromo intorno al campo. Qui è nata una parte della Langhirano moderna, che oggi guarda al futuro. Un processo iniziato a fine Ottocento, quando l’economia locale ha cominciato a ruotare intorno alla stagionatura dei prosciutti, ma che affonda le radici in un passato lontano.
Già nel 1591 ci sono notizie di «un grosso mercato ogni lunedì, copioso di tutte le cose da vivere, dove concorrono molte persone dalla montagna, dal parmigiano e dalla città». All’inizio dell’Ottocento in paese si censivano «500 abitanti, scuola primaria, medico condotto e due farmacie». Le principali produzioni del tempo sono «il frumento e l’uva (…), vi abbondano buoi, porci e pecore, (…) e si scavano molti buoni tartufi e si fabbricano eccellenti salati» (2). La produzione enologica - solitamen-te snobbata da molti esperti - ha scalato le classifiche nazionali (il “Marcello” è considerato il miglior vino italiano da Luca Maroni). La costruzione del Foro Boario, del macello pubblico e del campo sportivo, hanno segnato un giro di boa per Langhirano: affermazione del proprio ruolo nell’ambito della Val Parma e maturato interesse per lo svago e le attività ludiche.
Foro Boario (1928), campo sportivo (1929) e macello pubblico (fine anni Venti) segnano la “colonizzazione” di un’area non ancora utilizzata dal paese. Prima erano solo prati, come risulta anche dalle cartine di Langhirano di epoche precedenti e il greto del torrente Parma passava più vicino all’attuale abitato. Finalità delle opere, oltre che realizzare strutture più adeguate, era anche di allontanare la compravendita del bestiame dalle strade del centro storico, per evitare disagi (odori, sporco, feci) alla popolazione residente. Fino a quel momento, infatti, gli animali venivano commerciati lungo le strade principali del paese, come appendice del tradizionale mercato: le mucche in viale Veneto, maiali e ovini alla Rocchetta, pollame e animali da cortile in via Leoni e via Tanara. Con il Foro Boario venne inaugurata una struttura moderna -dotata di servizi e bagni pubblici - e in una zona di minore incomodo per gli abitanti. Al tempo stesso, era il naturale approdo per chi arrivava “di là da l’acqua”, da Lesignano, attraverso la passerella lignea sul torrente o il successivo ponte in muratura. I trampolieri che facevano la spola tra una riva e l’altra fino agli inizi del Novecento, cominciavano a essere un lontano ricordo. Mentre lentamente finiscono i tempi in cui polenta e lardo erano una festa e la sera si andava in “vegia” nelle stalle, in paese cominciano a nascere aziende agricole di grandi dimensioni, i prosciuttifici e le imprese di servizio a questi. Le attività artigianali - prima quasi esclusivamente domestiche - si espandono nei primi decenni del Novecento quale indotto di un crescente sviluppo agricolo, di allevamento e di trasformazione delle carni. «Due volte alla settimana si reca da Langhirano a Parma, e viceversa, una specie di diligenza, sull’andare di quella di Fornovo, ma non comoda quant’essa», recitava un antico “gridario”. Si viaggiava a piedi, in bicicletta, in tramway (la famosa linea Parma-Langhirano) o, per i più facoltosi, sulla “pistojesa”. Per decenni, mercanti, contadini e allevatori si sono dati appuntamento al mercato, arrivando da Parma, dalla Romagna, dalla Toscana e dalla Lombardia. I carri venivano parcheggiati nel piazzale antistante il macello (ancor oggi adibito a parcheggio) e nelle zone limitrofe. Tra il muggire del bestiame si assisteva alle furbizie dei sensali e dei “paisàn” che cercavano di presentare al meglio la loro merce. Concluso l’affare le bestie venivano affidate ai “parador”, capaci di macinare 50 o 60 chilometri al giorno per portarle alla loro nuova destinazione, oppure direttamente al macello adiacen-te.
Abbandonato il suo ruolo primario, calato il silenzio sul vociare dei sensali, il Foro Boario viene utilizzato come magazzino comunale fino al 2002. Ma il processo evolutivo non si arresta. Con il finire del Novecento inizia un progetto di riqualificazione dell’intera area, prima con il recupero dell’ex macello - diventato il Centro culturale di Langhirano - e poi del Foro, i cui locali hanno accolto il Museo del prosciutto. Il campo da calcio, privato del velodromo che lo circondava, continua a ospitare allenamenti e partite.
In linea con la secolare vocazione di Langhirano quale punto di incontro, di affari e di socializzazione tra le valli circostanti (che oggi “arrivano” a Tokio e San Francisco) il centro polifunzionale realizzato nell’area attualmente occupata dal Consorzio agrario si pone come naturale completamento tra le diverse parti del quadrilatero (biblioteca, museo e campo da calcio). Vetrina polivalente, sostegno degli sforzi dei singoli imprenditori per promuovere la coesione e la collaborazione tra i produttori e i diversi comparti. Strumento per fare squadra. Multifunzionale, per spaziare dalla cultura all’economia allo sport. Nuovo anello di congiunzione tra il centro del paese e il greto del suo torrente.